Il Premio Capo d’Orlando
La Storia
Il Premio Capo d’Orlando è intitolato alla località costiera del Comune di Vico Equense ubicata nella parte orientale del territorio cittadino nell’area confinante con il Comune di Castellammare di Stabia. L’idea del riconoscimento risale all’estate 1998 quando il Dr.Umberto Celentano, direttore del Museo Mineralogico Campano, lesse sul mensile “Nature” l’articolo dedicato allo Scipionyx Samniticus, il fossile di piccolo dinosauro, popolarmente chiamato “Ciro”, scoperto a Pietraroia (Bn). In questa località del Sannio a partire dal XVIII secolo sono stati rinvenuti pesci fossili del Cretaceo simili a quelli di Capo d’Orlando. Da qui la menzione nella prestigiosa rivista dello località vicana e dei suoi reperti paleontologici.
Dopo aver ricevuto l’adesione del celebre paleontologo Philip J.Currie per la sua conferenza sui dinosauri alati rinvenuti in Cina, tenuta nel marzo 1999 in occasione della prima edizione del riconoscimento, il Dr. Umberto Celentano propose alla Fondazione Discepolo l’istituzione del premio, il cui simbolo è uno dei pesci fossili di Capo d’Orlando riprodotto su una targa in argento.
Le motivazioni
Il Premio rappresenta un pubblico riconoscimento a chi opera con grandi risultati nel mondo della ricerca multidisciplinare, nel settore della divulgazione e del giornalismo scientifico, nella direzione dei musei, nella promozione della scienza attraverso internet. Ai vincitori è consegnata una targa di argento con l’emblema di un pesce fossile rinvenuto nello località di Capo d’Orlando (Vico Equense) a testimonianza di come da un simbolo del passato geologico attraverso la scienza e le sua promozione multimediale si possano raggiungere positivi traguardi per il futuro dell’uomo.

La sede
Il castello Giusso ospita il Premio Capo d’Orlando dal 2001. Il complesso residenziale è costituito da un edificio rinascimentale, dove ha luogo il premio, ed uno medioevale, costruito dal feudatario Sparano di Bari tra gli anni 1284-89. Sotto i Carafa alla fine del XV secolo, il castello aveva tre torri di cui la centrale, detta “Torre Mastra”, più imponente. Il maniero fu ristrutturato da Ferrante Carafa, che abbatté due torri, e poi verso il 1640 da Filippo Ravaschieri. L’attuale aspetto risale agli interventi effettuati nel XIX secolo da don Luigi Giusso.
L’edificio rinascimentale del “Castello Giusso” venne edificato, probabilmente da Federico Carafa, verso il 1535-40. All’epoca il palazzo si limitava all’attuale corpo centrale e parzialmente all’ala del lato mare. Con il feudatario Matteo di Capua, Principe di Conca, fu arricchito con giochi d’acqua, biblioteche, ed una eccezionale pinacoteca con quadri dei Maestri del Rinascimento. Diventato proprietà dei Ravaschieri, Principi di Satriano, ospitò nel 1788 il grande giurista ed illuminista Gaetano Filangieri che vi morì il 21 luglio. Nel 1822 il complesso venne acquistato da don Luigi Giusso che lo ristrutturò dotandolo dell’attuale ingresso (via XI Febbraio). Dal 1935 al 1973 fu sede della Compagnia di Gesù. Da allora è un condominio privato visitabile solo in occasione di convegni ospitati nei suoi saloni. Nel cortile si possono ammirare testimonianze marmoree romane e medioevali.
Il comitato scientifico
Il Premio ha avuto dal 2007 al 2018 come Presidente Onorario il Prof. Riccardo Giacconi, Premio Nobel 2002 per la Fisica, che nel 2005 ha ricevuto il Premio Capo d’Orlando.
Il comitato scientifico è coordinato dal Dr. Umberto Celentano e di esso fanno professori universitari di molteplici discipline scientifiche e premiati delle precedenti edizioni del riconoscimento.
Dal febbraio 2020 il nuovo presidente Onorario è Sir Paul Nurse, Direttore del Francicis Crick Institute di Londra e Premio Nobel per la Medicina.


Caro Umberto,
Ti ringrazio per l'onore che mi volete fare con l'offerta della Presidenza Onoraria del Premio Capo d'Orlando.
Come ti ho comunicato a voce sono lieto di accettare.
Con i miei migliori auguri per l'esito delle iniziative ti saluto affettuosamente.
Riccardo Giacconi
I Pesci di Capo d'Orlando
A cura di Cristina Caterina Amitrano
Presso il giacimento di Capo d’Orlando sono state ritrovate 9 specie di pesci fossili, tutte appartenenti alla classe degli Actinopterygii (pesci vertebrati):
- Stemmatodus rhombus Agassiz
- Coelodus costai Heckel
- Notagogus pentlandi Agassiz
- Lepidotus minor Agassiz
- Aethalion robustus Traquair
- Elopopsis fenzli Heckel
- Propterus scacchii Costa
- Leptolepis brodiei Agassiz
- Leptolepis aff. voithi Agassiz.
Lo Stemmatodus rhombus ed il Coelodus costai possono essere paragonati agli attuali saraghi (vedi fig.1) poiché, come questi pesci durofagi, avevano i denti rotondi con smalto spesso per schiacciare le prede (molluschi e crostacei) ed il corpo di forma romboidale.
Anche il Lepidotus minor si nutriva di prede dure, protette da corazze, ma in questo caso il corpo allungato del pesce permette di associarlo ai fragolini (vedi fig. 2) o alle orate.
L’Aethalion robustus attuava il comportamento tipico dell’attuale aringa (vedi fig. 3), alla quale assomigliava anche morfologicamente: si spostava in banchi e si nutriva di plancton.
Infine l’Elopopsis fenzli è l’unico pesce fossile che, ancora oggi, esiste con un solo genere Elops (vedi fig. 4), noto comunemente come “ladyfish” (pesce-signora) o tenpounders.
Questi pesci vissero 124 milioni di anni fa (Cretacico inferiore) in un ambiente di laguna costiera. Una volta morti i corpi dei pesci si adagiarono sul calmo fondale di sedimento carbonatico e velocemente furono ricoperti e sepolti in assenza di ossigeno. Così si sono avute le condizioni ideali per una perfetta fossilizzazione.

Approfondimenti
La parola al direttore
Il Premio è stato concepito come un evento di spessore internazionale capace di contribuire sia a far conoscere il nome e l'ospitalità di Vico Equense in ambienti scientifici [...]
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La successione stratigrafica di età cretacica in facies di piattaforma carbonatica del Carosiello di Montaro, al versante sud-occidentale del Capo d'Orlando [...]
ContinuaLa parola al direttore

Il Premio è stato concepito come un evento di spessore internazionale capace di contribuire sia a far conoscere il nome e l'ospitalità di Vico Equense in ambienti scientifici, giornalisti e culturali di alto livello, che di veicolare in tali ambiti il nome e la missione del Museo Mineralogico Campano. Il tutto dando l'opportunità a giovani, studenti, appassionati di scienza della Campania, l'occasione di seguire conferenze di grandi nomi del mondo scientifico e degli altri settori con esso interangenti, che hanno scritto pagine significative del progresso degli ultimi decenni.
Umberto Celentano
Filippo Caulino
Tra i primi scienziati che hanno descritto i pesci fossili di Capo d'Orlando c'è il naturalista Filippo Caulino, napoletano di origine vicana. A lui si devono interessanti disegni abbinati a didascalie in latino in cui sono poste domande circa l'epoca di formazione dei fossili.
Un'altra rappresentazione grafica evidenzia la ricerca dei fossili nel costone tra Vico Equense e Castellammare di Stabia. Caulino morì nel 1810 e l'Università di Napoli Federico II intende promuovere grandi celebrazioni in suo onore per il duecentesimo anniversario.
All'illustre naturalista, Vico Equense ha dedicato una scuola ed una delle sue principali strade cittadine.


Capo d'Orlando: i fossili
La successione stratigrafica di età cretacica in facies di piattaforma carbonatica del Carosiello di Montaro, al versante sud-occidentale del Capo d'Orlando, presso Castellammare di Stabia (Penisola Sorrentina) include il classico giacimento ad ittioliti di Castellammare. Lo spessore complessivo della successione è di circa 150 metri e le porzioni inferiore e media, condensate secondariamente da fenomeni di pressione-soluzione, sono costituite da una successione ciclica rappresentata prevalentemente da calcari più o meno dolomitici e dolomie, con intercalazioni di livelli marnosi culminanti nel noto Livello ad Orbitoline della Campania.
La porzione superiore è costituita, invece, essenzialmente da dolomie e brecce dolomitiche prive di fossili, originatesi verosimilmente in seguito ad instabilità del fondo per cause tettoniche. L'età della successione si estende complessivamente dall'Hauteriviano superiore fino all'Albiano.
Il livello ad ittioliti è presente nell'ambito della porzione inferiore della successione, ha una potenza non superiore ai 10 metri ed è costituito prevalentemente da dolomie a grana fine e talora da calcari marnosi, con stratificazione netta, in strati che non superano i 20-30 cm.
Gli strati ad ittioliti sono attribuibili al Barremiano inferiore in base all'età delle rocce immediatamente sottostanti [Hauteriviano sup. Barremiano basale a Salpingoporella melitae Radoicic e S. muehlbergii (Lorenz)] e di quelle immediatamente sovrastanti (Barremiano sup. con S. muehlbergii e le prime S. dinarica Radoicic).
Il giacimento riflette condizioni ambientali particolari nell'ambito della piattaforma carbonatica, caratterizzate da scarso ricambio col mare aperto, idrodinamismo del tutto trascurabile e bassa profondità.
Estratto da Memorie di Scienze Geologiche Vol. 47
The Cretaceous fossil fishes level of Capo d'Orlando, near Castellammare di Stabia (NA): biostratigraphy and depositional environment
Sergio Bravi e Piero De Castro Dipartimento di Paleontologia dell'Università Federico II di Napoli
